John Doe
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Si tratta di una valutazione computerizzata oggettiva del difetto visivo. Le strumentazioni di oggi sono sempre più sofisticate e precise ma sarà poi l’esperienza e la professionalità del medico a tradurre una misurazione oggettiva in una prescrizione lenti confortevole ed adatta ad ogni caso particolare.
Gli autorefrattometri odierni sono estremamente precisi e permettono una valutazione del grado di miopia, ipermetropia o astigmatismo in modo molto veloce. Inoltre, molto spesso questi strumenti permettono anche una retroilluminazione oculare che sfrutta il riflesso del fondo.
Questa procedura ci permette di avere una rapida valutazione della trasparenza dei mezzi oculari, in particolare cornea e cristallino.
Inoltre, gli autorefrattometri odierni sono molto ben tollerati dal paziente e spesso propongono delle immagini che in particolare nel caso dei bambini, inducono curiosità e quindi aumentano la collaborazione nel corso di tutta la visita.
Si tratta della procedura che permette l’esame anatomico dell’occhio. Attraverso una particolare apparecchiatura detta appunto Biomicroscopio o Lampada a Fessura possiamo esaminare l’occhio ingrandendo le immagini fino a 40 volte ed orientando fasci di luce bianca o colorata secondo varie angolazioni che ci permettono di mettere meglio in evidenza le varie strutture e le possibili malattie dell’occhio.È possibile esaminare in primis le strutture esterne come le palpebre con le ciglia ed i puntini lacrimali, poi la congiuntiva, la sclera, la cornea, l’iride, la pupilla ed il cristallino.
Attraverso una particolare lente e l’uso del Biomicroscopio possiamo osservare le strutture presenti all’interno dell’occhio. È possibile esaminare in dettaglio la retina e la Macula (la sua regione centrale), le vene e le arterie della retina, la periferia retinica e la testa del nervo ottico. L’esame del fondo dell’occhio (dal latino “fundus oculi”) risulta di fondamentale importanza in caso di ipertensione arteriosa o di diabete mellito.
Nel primo caso infatti le informazioni che l’oculista ricava dell’esame dei vasi della retina sono molto importanti per il medico internista in quanto aiutano a determinare lo stadio della malattia nel quale il paziente si trova e a monitorare poi l’efficacia della terapia.
Nel caso di diabete è necessario eseguire l’esame del fundus oculi annualmente. L’occhio infatti è uno degli organi dove maggiormente il diabete può fare i suoi primi è più gravi danni. A livello della retina infatti si iniziano a formare emorragie ed essudati che alterano la funzione visiva. Se tale situazione non viene riconosciuta in tempo e trattata con adeguate terapie (laser, farmaci Intravitreali) può rapidamente degenerare e nei casi più gravi portare anche alla cecità. Oggi fortunatamente esistono molteplici terapie e la cecità da diabete sta diventando sempre più rara, ma fondamentale rimane la prevenzione che consiste appunto nel controllo periodico del fundus oculi. Il ruolo fondamentale di questa prevenzione è affidato al medico di base e allo specialista diabetologo che indirizzano il paziente all’oculista nei casi in cui ritengono necessario.
La gonioscopia è un esame che permette di misurare l’angolo tra l’iride e la cornea. La gonioscopia, esame utile nello studio del glaucoma, si effettua tramite un gonioscopio: una lente a forma di tronco di cono contenente uno specchio inclinato. Attraverso il gonioscopio, la lampada a fessura e il microscopio, il medico può studiare l’angolo tra iride e cornea. Per effettuare la gonioscopia è sufficiente un’anestesia topica: la lente, infatti, viene semplicemente appoggiata sulla superficie della cornea, mentre al di sotto viene applicato uno strato di metilcellulosa. La lente verrà poi ruotata per permettere di analizzare tutto il perimetro dell’angolo irido-corneale. A fine esame, l’occhio del paziente viene irrigato con una soluzione fisiologica. La gonioscopia serve per verificare che l’angolo irido-corneale consenta un corretto drenaggio dell’umor: se ciò non avviene, si pongono le basi per lo sviluppo di un glaucoma ad angolo aperto, ristretto o chiuso. La gonioscopia è utile anche nella diagnosi di patologie dell’iride.
Il Test di Schirmer è un semplice test che permette di quantificare la secrezione lacrimale basale, che risulta diminuita in alcune patologie (LES, Artrite reumatoide, S. di Sjogren) o per cause iatrogene legate all’assunzione di farmaci.
Si esegue posizionando due striscioline di carta bibula millimetrate nel fornice congiuntivale e si attende alcuni minuti (5 min.). Al termine si misura la porzione di strisciolina inumidita: sotto un certo valore (10 mm.) si definisce l’occhio come secco, per cui bisogna ricorrere a terapia sostitutiva.
Il Break up time delle lacrime è il tempo necessario per far apparire delle aree di secchezza oculare sulla superficie corneale dopo l’ammiccamento.
E’ un metodo semplice per determinare la stabilità del film lacrimale e per valutare il livello di gravità dell’occhio secco evaporativo.
Nel test, chiamato TBUT dall’acronimo inglese, viene instillato nell’occhio un colorante a base di fluoresceina sodica e si osserva il film lacrimale al biomicroscopio, invitando il paziente ad evitare di chiudere le palpebre fino a quando non si sviluppano delle piccole aree di secchezza. Più tempo impiegano a formarsi queste aree, più è stabile il film lacrimale. Un tempo di break-up lacrimale breve è segno di un film lacrimale scarso. In generale, un TBUT normale è superiore a 10 secondi, se è fra 5 e 10 secondi è definito “borderline”, se inferiore a 5 secondi viene definito “basso” (con alta probabilità di sintomi di secchezza oculare).
Un film lacrimale instabile può spiegare i sintomi di secchezza oculare nei pazienti che hanno una quantità normale di lacrime. Se è instabile, infatti, vuol dire che la composizione delle lacrime non è bilanciata, con conseguente evaporazione rapida delle lacrime, che non aderiscono adeguatamente alla superficie dell’occhio.
La disfunzione delle ghiandole di Meibomio, in cui non vengono liberati grassi a sufficienza dalle ghiandole palpebrali per “sigillare” le lacrime e rallentare l’evaporazione, è una causa comune di instabilità del film lacrimale.
La retina è sensibile alle radiazioni luminose con lunghezza d’onda compresa fra 380 e 770 nanometri.
A livello maculare ci sono 3 differenti gruppi di coni ciascuno sensibile ai tre colori fondamentali: il rosso, il verde e il blu.
Nello spettro del visibile distinguiamo 7 colori principali, ognuno con una determinata lunghezza d’onda: violetto, indaco, blu, verde, giallo, arancio, rosso. L’uomo è in grado di individuare n° 150 tonalità differenti.
Le Tavole di Ishihara vengono in genere utilizzate per la rilevazione del daltonismo e delle acromatopsie.
Il test di Ishihara è un insieme di tavole ripiene di cerchietti di colore diverso ma a medesima luminosità. Il soggetto esaminato deve riconoscere numeri, o percorsi che risultano evidenti a chi possiede un normale senso cromatico ma difficili o impossibili da riconoscere per chi non vede bene i colori.
Queste tavole sono utili per diagnosticare difetti congeniti della visione dei colori soprattutto per l’asse rosso/verde.
Sono 38 tavole contenute in un libro di pagine a sfondo nero. Riportano dei numeri, dei percorsi da seguire con la matita per i bimbi o gli illetterati e delle tavole di confusione, dove solo chi presenta una visione cromatica alterata vede dei numeri.
La prima tavola contiene il numero 12 e non è pseudoisocromatica. Serve per dimostrare il test e viene letta anche da chi vede male i colori.
Dalla tavola 2 alla tavola 17 i numeri vengono letti male o per nulla da chi presenta anomalie della visione dei colori nell’asse rosso/verde. Nelle tavole 18-21 non sono contenuti numeri, che invece vengono letti da chi presenta una deficienza rosso/verde. Le tavole 22-25 sono le più interessanti, in quanto permettono di distinguere la vera cecità per un colore (protanopia o deuteranopia a seconda che sia per il rosso o per il verde) dalla cecità parziale (protanomalia o deuteranomalia). Dalla tavola 27 alla 38 i numeri sono sostituiti da percorsi per gli illetterati, con lo stesso significato della lettura dei numeri.
Queste tavole vanno lette a una distanza di lettura di 30-40 cm con la correzione per vicino in alcuni soggetti e con una illuminazione adeguata. E’ possibile eseguire il test sia in mono che in binoculare.
I difetti congeniti sono sempre binoculari.
I difetti acquisiti (es. Distrofia dei coni) possono essere monoculari.
Presso il nostro centro oculistico, il paziente ha la possibilità di sottoporsi a tutti gli esami per la vista previsti per l’ottenimento della patente di guida. Quando si effettua l’esame della vista per la patente presso uno studio non professionale, può capitare che il paziente si trovi in difficoltà a causa di un ambiente inadeguato in cui l’ottotipo per l’acuità visiva potrebbe essere di dimensioni non regolamentari e posizionato a una distanza errata o in una stanza con un’illuminazione poco adatta all’esame oculistico. Per evitare di incappare in una valutazione errata delle proprie capacità visive, si consiglia al paziente di eseguire il test per la patente presso uno studio medico oculistico professionale. In vista dell’esame per la patente, è inoltre consigliabile per il paziente effettuare una visita oculistica che attesti l’assenza di patologie compromettenti per una guida sicura. I candidati all’ottenimento della patente di guida consapevoli di essere affetti di patologie evolutive (retinopatia, glaucoma, miopia degenerativa, cheratocono evolutivo, maculopatia etc.) devono sottoporsi ai seguenti esami:
• Test del campo visivo,
• Test della visione crepuscolare,
• Test della sensibilità al contrasto,
• Test della sensibilità all’abbagliamento.
In ogni visita oculistica dell’adulto è indispensabile misurare la pressione intraoculare. La pressione dell’occhio è legata alla circolazione di un liquido che si chiama umor acqueo. Questo liquido che viene prodotto dall’occhio stesso, se non defluisce come dovrebbe determina un’aumento della pressione intraoculare che può portare ad una malattia molto grave dell’occhio, il Glaucoma. Molto spesso un’aumento di pressione dell’occhio è asintomatico, ecco perché la misurazione della pressione è un atto fondamentale di una visita oculistica.