John Doe
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La Biometria oculare è un esame che permette di misurare la lunghezza assiale del bulbo oculare.
È un esame diagnostico indispensabile nella preparazione del paziente all’intervento di cataratta e alla chirurgia refrattiva.
Nell’intervento di cataratta consente il calcolo del potere del cristallino artificiale da impiantare. Nella chirurgia refrattiva consente di distinguere la causa del peggioramento dei difetti visivi (miopia, astigmatismo e ipermetropia) e comprendere se tale peggioramento sia legato alla variazione della curvatura cornale (topografia/tomografia) o alla variazione della lunghezza assiale del bulbo oculare, all’inspessimento del cristallino, alla variazione dell’indice di refrazione del cristallino (aberrometria), all’aumento della profondità della camera anteriore.
Per questo esame diagnostico non sono previste norme di preparazione particolari, ma è conveniente sospendere le lenti a contatto almeno 4-5 giorni prima dell’esame. L’esame non richiede dilatazione della pupilla.
La Biometria ad ultrasuoni è un esame indolore poiché non vi è contatto con le strutture oculari, non invasivo e di rapida esecuzione.
Il campo visivo esprime l’insieme di punti nello spazio percepiti mantenendo fisso lo sguardo in una determinata direzione.
Serve per misurare la sensibilità della retina alla luce area per area.
Si costruisce una mappa della sensibilità per identificare, quantificare e monitorare un eventuale difetto visivo e viene richiesto quando si ha il sospetto di glaucoma, di patologie oculari (retinopatie diabetiche, cataratta) o neurologiche talvolta anche asintomatiche. Risulta essere un valido aiuto anche in Neurologia per visualizzare i deterioramenti alle vie ottiche provocati da patologie ischemiche, tumorali, traumatiche e neurologiche di vario tipo. Lo scopo è quindi quello di indagare la sensibilità luminosa della retina e del nervo ottico.
Si esegue con apparecchi chiamati campimetri o perimetri computerizzati, che essendo automatizzati, non sono influenzati dall’operatore sanitario, cosa che invece accade con la perimetria manuale di Goldmann. L’esame del campo visivo consiste nella presentazione, all’interno di una cupola, di stimoli luminosi, di varia forma ed intensità secondo un ordine casuale.
L’esame viene eseguito in una stanza completamente al buio. Viene valutato un occhio per volta, pertanto l’operatore avrà cura di occludere l’occhio controlaterale con un tampone oculare. Il paziente siede davanti allo strumento, con il mento appoggiato su una mentoniera e la fronte appoggiata su un’idoneo supporto. Al paziente viene fornito un pulsante che deve azionare ogni qualvolta vede apparire gli stimoli luminosi sopra citati nel proprio campo visivo (campimetria statica). Quindi, si procede all’esame del secondo occhio. I risultati dell’esame sono rappresentati con una mappa in scala di grigi, in valori numerici ed in indici che vengono poi esaminati dal medico.
Note importanti: il paziente non deve preoccuparsi di commettere errori. Lo strumento infatti adegua la velocità di presentazione dello stimolo alla velocità di risposta del paziente. Ripete più volte lo stimolo nello stesso punto per verificarne l’attendibilità ed escludere di conseguenza, anche con altre modalità, ogni errore umano (come il controllo elettronico della fissazione del paziente).
Il campo visivo può essere eseguito da tutti i pazienti. La durata dell’esame è variabile; dai 15minuti a 45 minuti per occhio in funzione del programma scelto per gli approfondimenti diagnostici.
La conta endoteliale consiste nella valutazione dello strato di cellule più profondo della cornea, l’endotelio corneale, indispensabile per la salute e la trasparenza della cornea.
La conta endoteliale serve a studiare le cellule che formano l’endotelio corneale esaminandone vitalità, densità, forma, dimensioni e variabilità. L’interpretazione dei dati raccolti permette di verificare lo stato di salute e l’efficienza di queste cellule sia in vista di interventi chirurgici, al fine di predisporre azioni protettive aggiuntive, sia al fine di prevenire e contrastare le patologie che colpiscono la cornea (poiché la malattia di questo strato di cellule fa perdere trasparenza alla cornea).
La nuova tecnologia consente di mappare più aree corneali determinandone tutte le caratteristiche cliniche più utili.
E’ utile poiché spesso disturbi dell’endotelio sono erroneamente diagnosticati come disturbi della superficie oculare o dell’occhio secco (bruciori, annebbiamento, irritazione croniche, intolleranza alle lenti a contatto).
L’esame ortottico viene eseguito da un’ortottista che, attraverso l’uso di immagini e strumenti vari, valuterà le capacità accomodative dell’occhio, la motilità oculare, la convergenza degli occhi, l’acuità visiva e la stereopsi (cioè la capacità di percepire la tridimensionalità degli oggetti e dello spazio). L’esame ortottico è necessario ai fini della diagnosi di eventuali patologie a carico dei muscoli dell’occhio e dei nervi che li mobilitano. Attraverso l’esame ortottico è possibile diagnosticare: strabismo, ambliopia, sdoppiamento delle immagini, senso di confusione nella vista, anisometropia, paralisi oculare, etc.
La Topografia Corneale, anche definita “mappa”, ci fornisce tramite l’ausilio di un computer una rappresentazione grafica della curvatura della cornea. Tramite la proiezione di una serie di anelli illuminati sulla superficie della cornea, che poi vengono acquisiti dallo strumento, il topografo genera una “mappa corneale”.
La mappa viene poi sottoposta a sofisticatissimi calcoli matematici e le varie analisi rivelano ogni distorsione della cornea come pure la curvatura e i meridiani dell’astigmatismo. Eseguire una Topografia Corneale è molto facile. Il medico avvicina lo strumento all’occhio ed esegue lo scatto, come per una normale fotografia. L’operazione non è assolutamente pericolosa, non provoca dolore né fastidi particolari.
Il computer elabora poi i dati trasformandoli in una mappa colorata. Colori “caldi” come rosso ed arancione indicano zone di maggior curvatura, mentre colori “freddi” come il blu rappresentano zone di minor curvatura.
• La mappa corneale ormai è diventata uno strumento essenziale per lo studio degli astigmatismi elevati ed irregolari, per la chirurgia laser dei difetti visivi, per la diagnosi e i controlli periodici successivi del cheratocono, per i trapianti di cornea.
• È un’esame molto utile per l’applicazione di lenti a contatto soprattutto in casi particolari.
• È un’esame fondamentale per la diagnosi e per il monitoraggio del cheratocono.
• Si effettua sempre nei controlli successivi ai trattamenti di cross-linking corneale.
• È indispensabile nella diagnosi di ectasia corneale.
• Va sempre eseguito nei trapianti di cornea.
Va sempre eseguito prima della chirurgia refrattiva
Si tratta di una tecnica di diagnosi per immagini basata sull’interferometria a luce bianca o a bassa coerenza, un fascio laser privo di radiazioni nocive che viene impiegato per analizzare le strutture oculari soprattutto retiniche e corneali mediante sezioni ad alta risoluzione.
L’OCT permette di ottenere delle scansioni corneali e retiniche molto precise che consentono di analizzare nel dettaglio gl strati della cornea, la regione centrale della retina denominata macula ed il nervo ottico.
Questa metodica di imaging consente la diagnosi ed il follow-up di numerose patologie corneali e retiniche come ad esempio la degenerazione maculare senile, la retinopatia diabetica ed il glaucoma.
E’ inoltre particolarmente utile nei casi di edema maculare di varia origine. L’OCT e’ un esame indispensabile nella diagnosi preoperatoria e nel follow-up postoperatorio della gran parte delle patologie oculari che necessitano di un intervento chirurgico.
Trattandosi di un esame digitalizzato consente di mettere a confronto gli esami eseguiti nel tempo dal paziente, fornendo delle mappe differenziali.
Infine e’ un esame fondamentale nella diagnosi precoce di alcune patologie: ad esempio, nei pazienti affetti da glaucoma l’OCT e’ in grado di misurare lo spessore delle fibre nervose che circondano il nervo ottico evidenziando, in alcuni casi, una alterazione precoce delle stesse in presenza di un campo visivo normale e questo permette di iniziare tempestivamente una terapia per rallentare la progressione della patologia.
L’esecuzione è semplice e veloce dura circa 10-15 minuti. Il paziente e’ seduto di fronte allo strumento e viene invitato dall’operatore a fissare una mira luminosa: la scansione parte nel momento in cui viene messa a fuoco la struttura oculare da analizzare.
Con l’avvento degli OCT di ultima generazione l’esame può essere effettuato anche senza la dilatazione della pupilla, previa valutazione da parte dell’operatore medico sanitario, delle caratteristiche oculari e del tipo di patologia che si vuole indagare. È un esame affidabile, non invasivo, non a contatto, assolutamente innocuo.
La pachimetria corneale è un esame che consente di misurare lo spessore della cornea. La conoscenza dello spessore corneale permette di definire l’affidabilità della misurazione della pressione oculare.
L’esame viene effettuato anche quale strumento per valutare il cheratocono (mappa pachimetrica), l’edema corneale e nella diagnostica del glaucoma. Ci sono diverse tecniche di indagine: con la tomografia corneale con Scheimpflug camera (pachimetria ottica) fornisce una mappa pachimetrica della cornea.
L’esame serve per misurare lo spessore della cornea, la prima lente naturale che la luce incontra nel suo tragitto all’interno dell’occhio.
Lo spessore se messo in rapporto alla forma (curvatura ed elevazione corneale) e al difetto visivo, consente diagnosi precoci di molte malattie della cornea.
La pupillometria è un esame che consente di studiare le dimensioni e i movimenti della pupilla. Per eseguire la pupillometria ci si serve di un pupillometro: uno strumento che illumina la pupilla tramite luce a infrarossi e ne riprende i movimenti, registrando al contempo le dimensioni. La pupillometria risulta indispensabile per la pianificazione di interventi laser di chirurgia refrattiva per la correzione di miopia, astigmatismo o ipermetropia.
La retinografia è l’esame del fondo oculare, essa permette di esaminare il corpo vitreo, la retina, la macula e la testa del nervo ottico. In particolare la retinografia serve per la diagnosi ed il monitoraggio di patologie riguardanti i vasi sanguigni della retina, come problemi di circolazione legati a diabete od ipertensione, ad individuare lesioni della retina nei casi di distacco della retina e a monitorare lo stato della macula nel caso di maculopatie. Con la retinografia si può controllare lo stato di salute della testa del nervo ottico, che subisce danneggiamenti in presenza di glaucoma. La retinografia si esegue dilatando le pupille con un collirio midriatico ed osservando il fondo dell’occhio con un oftalmoscopio mentre lo si illumina con una lampada a fessura. Durante la retinografia il medico oculista può fotografare il fondo oculare e salvare le immagini della retina per poter documentare e confrontare le retinografie eseguite nel corso del tempo.